Ipotesi di pensionamento con 25 anni di contributi al compimento dei 67 anni di età. Chi rimarrà al lavoro verrà premiato, scopriamo di più.
La Riforma delle Pensioni tanto attesa dai lavoratori potrebbe riservare sorprese poco piacevoli. L’idea di nuovi scivoli flessibili e strutturali non sembra al momento realizzabile. Ci saranno altre delusioni?
Da anni gli italiani attendo la Riforma delle Pensioni per superare una volta per tutte la Legge Fornero. Il Governo non ha potuto concentrarsi sull’obiettivo a causa di emergenze che hanno spostato l’attenzione su altre questioni. Basti pensare all’emergenza sanitaria mondiale legata al Covid 19 o allo scoppio della guerra in Ucraina. Il 2025 sarà l’anno in cui verranno effettuati cambiamenti nel sistema previdenziale italiano? Probabilmente sì, ma non saranno quelli sperati dai lavoratori.
Nel frattempo sono giunte nuove complicazioni, perché secondo i nuovi parametri UE l’Italia dovrà ridurre il debito pubblico entro il 2026 dal 7,4 al 3%, mentre c’è la conferma di una mancanza di risorse per mettere in atto modifiche flessibili e strutturali. Per non parlare del problema dell’inverno demografico e dell’invecchiamento della popolazione che viaggiano in direzione opposta agli scivoli di pensionamento anticipato.
L’ultima ipotesi di Riforma delle Pensioni parla di età di pensionamento variabili tra i 63 anni e cinque mesi fino ai 72 anni con penalizzazioni per chi lascerà il mondo del lavoro prima dei 67 anni. La proposta arriva dal Centro studi e prevede anche un aumento dei contributi necessari per accedere alla pensione di vecchiaia. Oggi ne servono 20 minimo, nel 2025 potrebbero servirne 25.
Abbiamo parlato dei 63 anni perché l’APE Sociale dovrebbe essere l’unica misura in scadenza nel 2024 ad essere prorogata. Opzione Donna e Quota 103, invece, potrebbero sparire oppure trasformarsi in nuovi scivoli. La novità riguarda la formula del 67+25 con un inasprimento del requisito contributivo della pensione di vecchiaia. Significa che per tanti lavoratori il 2025 non sarà più l’anno del pensionamento. Chi puntava ai 20 anni di contributi per lasciare il mondo del lavoro potrebbe dover ritardare l’uscita di altri 5 anni se la modifica verrà approvata.
La flessibilità, invece, riguarderebbe la fascia 64/67 con taglio dell’assegno per chi anticipa la pensione di vecchiaia. Tutto dipenderà dai coefficienti di trasformazione che saranno applicati per il calcolo dell’assegno. Da una parte un taglio, dall’altro un premio per chi resta a lavoro oltre i 67 anni di età. Lo scopo di questi cambiamenti sarebbe quello di alleggerire i costi per lo Stato convincendo i lavoratori a tardare il momento del pensionamento.